È molto importante capire che uno studente di arti marziali ha numerose opportunità per evitare lo scontro prima di utilizzare le tecniche apprese durante le lezioni. Quali decisioni si posso prendere per evitare di trovarsi in situazioni di pericolo? Una potrebbe essere quella di evitare determinati luoghi ad alta criminalità in certi orari... anche se, alcune volte questa scelta non è sempre attuabile. Un’altra potrebbe essere ad esempio, prendere un taxi per tornare, se proprio il percorso ci porta ad attraversare certe zone. Alcune volte però, trovarsi in situazioni poco piacevoli, non è del tutto evitabile, ecco che entrano in gioco altri fattori che potrebbero aiutarci ad evitare lo scontro. Le armi più efficaci per evitare di “menare le mani” sono il linguaggio del corpo, il tono della voce e le parole. Spesso prima di arrivare al vero e proprio scontro fisico, esiste una lunga fase composta da parole e toni che via via crescono fino a portare al punto critico. È proprio in questa fase che esiste la possibilità di negoziare una via di fuga, bisogna però mettere in campo la strategia giusta per riportare l’alterco su toni via via più sereni. Riuscire a mantenersi calmi non è cosa facile, ma uno studente di arti marziali o difesa personale, dovrebbe esserne capace, perché consapevole delle proprie capacità, delle armi affinate durante le ore di studio, dovrebbe essere mentalmente più reattivo ed effettuare più rapidamente la valutazione della situazione trovando in minor tempo una strategia idonea. Un giorno abbiamo sperimentato una lezione diversa, abbiamo invitato gli studenti ad indossare abiti quotidiani, jeans, camicie, giacche, gonne, tacchi ecc.. Considerando che nella nostra struttura non è previsto il Tatami, si prospettava un allenamento ancora più insolito del normale, l'allenamento risultava essere più simile a una situazione reale. Abbiamo anche fatto provare alcune tecniche, utilizzando le protezioni del caso per la sicurezza, riprovandole successivamente in assenza di protezioni. Si è creato subito un clima di stupore e disagio, poiché le tecniche provate nelle precedenti lezioni, risultavano "scomode" difficili da realizzare e quasi incomplete. Gli indumenti compromettevano libertà nel movimento. I pugni diventano molto più limitati e devono essere utilizzati diversivi per portare a segno un colpo, bisogna utilizzare strategie e rimodificare tutti i movimenti che, ovviamente risultano più limitati. La mancanza di Tatami stabilisce immediatamente quasi sono le "regole" del combattimento al suolo. Una spazzata, un atterramento, una proiezione, tutto ciò che prevede che l'avversario finisca al suolo, ha effetti amplificati sia dalla tecnica sia dal ritorno devastante che ha un corpo che cade rovinosamente sul cemento. Ovviamente c'è da considerare anche il fatto che tutto questo discorso diventa a doppio senso, se pensiamo che ciò che abbiamo descritto, siamo noi a subirlo. Ricordiamoci sempre che un aggressore, non è il compagno di allenamento, non è l'amico che ti chiede di fargli vedere cosa hai imparato a lezione, un aggressore reagisce con violenza e senza scrupoli. I pericoli reali per uno studente si manifestano anche quando porta a termine una tecnica, mettendo fuori combattimento un eventuale aggressore. La sua tecnica perfettamente eseguita, lo ha portato ad inginocchiarsi vicino all'avversario per poterlo chiudere in una eventuale "chiave" articolare (parliamo di Arti Marziali, perché nei corsi di Difesa Personale non dovrebbero essere insegnate tecniche che prevedono "chiavi" articolari o immobilizzazioni al suolo), tutto questo però fatto con tanta enfasi che lo porta a sbattere violentemente le ginocchia sul cemento, la sensazione è ben diversa da quella provata sul tatami. Di positivo però, c'è da dire che nella quotidianità l'abbigliamento può anche essere un alleato, non per forza un ostacolo, può essere usato come arma. Prendiamo ad esempio una sciarpa o una borsa con cinghie, si possono usare per strangolare qualcuno, un cappotto, una giacca o una felpa possono essere usati per afferrare, soffocare e disorientare qualcuno, come sopra, tutto questo può essere un arma per chi è costretto a difendersi ma anche per chi aggredisce.